venerdì 24 agosto 2012

Seguendo segni bianchi e rossi


Quest'anno di nuovo Bosnia, ma per me una Bosnia diversa. Non è mai facile spiegare cosa faccio in dieci giorni di campo, tanto meno ad amici non scout e raccontare che ho camminato per 4 giorni su sentieri dove meno di venti anni fa ci passavano i carri armati non riesce a rendere bene l'idea del perché continuo ad andare.
La proposta di fare la capo campo questa estate sui monti tra Vares e Breza mi è arrivata un po’ inaspettata in una sera di dicembre, l'idea era interessante e già da un po’ di tempo mi sarebbe piaciuto farci un giro in quella zona. Se il sopralluogo ad aprile con un metro di neve mi aveva fatto un po’ rimpiangere la mia scelta, il campo ora ad agosto mi ha fatto sorridere ed emozionare.
Camminare per paesaggi estremamente belli e apparentemente incontaminati mi ha rigenerato e non poco. Dormire ogni sera in un posto diverso, incontrare persone che hanno fatto scelte controcorrenti in un paese come la Bosnia, dove l'economia è ferma da anni e il turismo, escluse Medjugorjie e Sarajevo, non prevede altri posti e non è neanche molto sviluppato mi hanno fatto tornare a casa con idee e voglia di fare qualcosa.
I sentieri che negli anni sono stati marcati anche dagli scout, mi hanno fatto apprezzare la fatica e la gioia di scoprire cose nuove, anche per me che ormai bazzico la Bosnia da un po’ di tempo.
Vares e Breza erano una novità anche per me, città famose un tempo, ma oggi ferme in uno stato di apatia, dove gli scout sono un po’ la novità dei pochi giorni d'agosto.
Abbiamo percorso sentieri di pace, che hanno però visto le atrocità di quello che è successo nel 1993 e molti segni rimangono visibili tutt'oggi.
Mi sono chiesta tante volte perché io ogni anno ci torno e ogni volta mi sono data risposte diverse. Quest'anno le più belle me le hanno date i nuovi posti, Amir che ci ha accompagnato su per i monti che sono praticamente casa sua (e mi/ci ha fatto morire dalle risate), Jozo che ci ha rifocillato e con le sue parole semplici ci ha fatto riflettere, il monte Perun e i suoi rifugisti che sono dei pazzi completi ma con una voglia di fare e di fare del proprio meglio che risveglia anche i più addormentati.. insomma, sono tornata a casa con un immenso bagaglio in più e ne sono veramente entusiasta.

giovedì 19 aprile 2012

Diaz - Don't clean up this blood


Ci sono dei film, degli eventi che conoscere è importante perchè è un dovere civile.
Il film "Diaz" lo è. Non è un film storico, perchè c'è ancora un processo in atto (anche se la prescrizione è alle porte), perchè i fatti sono successi appena 11 anni fa.
Nel 2001 io avevo 16 anni e stavo prendendo coscienza di cosa voleva dire no global, disarmo, pacifismo mondiale (anzi no per la verità già lo sapevo, però a sedici anni rimani sempre giovincello...).
Il mondo era ancora un mondo antico, che stavo uscendo da grandi crisi mondiali ma lo spettro del terrorismo non si era ancora palesato, era alle porte ma non ancora drammaticamente evidente.
Il 20 e 21 luglio 2001 però l'Italia ha avuto un tracollo, Amnesty International ha definito quei giorni come «la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la fine della II guerra mondiale».
Piazza Alimonda, il blitz alla Diaz e i fatti di Bolzaneto sono stati ignorati per troppo tempo; i fascinorosi "Black Block" non sono stati mai fermati (i fatti di Roma dello scorso anno ne sono una prova), soltanto una irrisoria minoranza delle forze armate sono state punite.
Questo film smuove le coscienze, non per le manganellate o le torture descritte o lasciate intendere; le smuove perchè descrive una guerra nel cuore di un Paese che si definiva democratico, importante e libero.
Quando penso alla scuola Diaz, alle persone picchiate selvaggiamente, ai ragazzi miei coetanei derisi e manganellati ripenso alle tante storie di guerra che ascolto ogni tanto nei Balcani dove le scuole, le fabbriche, le caserme erano luoghi di tortura.
In Italia c'è una generazione pre- Genova e una post-Genova, noi siamo stati quella generazione a metà di questi eventi, colpiti dalla violenza e spesso con la paura di indignarsi davvero.
11 anni fa l'Italia ha vissuto giorni di guerra e la cosa che mi fa rabbrividere è che escluso alcuni, molti altri ignorano cosa è successo veramente.
Per questo credo davvero che la scelta di vedere Diaz sia un dovere, per chi c'era e ha subito le violenze, per noi che ancora oggi ne paghiamo le conseguenze e per chi verrà in futuro perchè nei giorni del G8 si diceva che " un altro mondo è possibile". Realizziamolo!

giovedì 16 giugno 2011

Sono una da clark e non da scarpe tacco 12.

Sono contenta che le mie 24 ore a Empoli siano servite a portare un voto in più e a poter festeggiare la vittoria storica del referendum! Al mio rientro, dopo un viaggio allucinante in cui gli italiani si fanno sempre riconoscere, soprattutto se sono finanzieri e sono al confine, ho cominciato un pò di bilanci e oggi sono arrivata alla fatidica metà del mio tirocinio.
Non ci sto pensando molto che tra un mese e mezzo tutto sarà finito.
Il lavoro mi piace, anche se ora che entriamo nell'estate è tutto un pò più noioso.
Dopo questo periodo in ambito diplomatico ho capito un pò di cose:
1. Non credo che farò mai il concorso diplomatico (mai dire mai, però...): non sono una scarpe tacco 12 nè un animale da scrivania che organizza gite per le 12 ore in cui i Capi di Stato visitano un Paese straniero. Avevo idea di salvare il mondo, non di far passare sonni tranquilli ai Premier vari.
2. La cultura mi piace tanto quanto la politica. Ho la fortuna di poter confrontarmi tutti i giorni con persone che usano il cervello per ragionare. All'Istituto respiro un'aria salubre, organizziamo incontri e contemporanemente discutiamo dell'ultima crisi mondiale. Avere a che fare con persone che hanno scelto di stare in mezzo ai libri, ai concerti, alle inaugurazioni di opere d'arte apre un bel pò la testa, conosci ambiti nuovi, vedi come la tua cultura all'estero sia valorizzata.
3. L'Italia è un Paese che la gente ama. Nonostante la mafia, il mandolino e Berlusconi. E' la lingua di Dante e per questo in molti hanno rispetto e voglia di conoscere una cultura e un linguaggio che a noi sembra superato eppure ti apre aspetti nuovi. In tanti vengono a studiare italiano perchè sì puoi trovare lavoro più facilmente (Ljubljana è ad un'ora di macchina da Trieste) ma soprattutto perchè ti si apre uno scenario letterario sconfinato e che noi sottovalutiamo. Ecco, insegnare italiano agli stranieri mi piacerebbe!
4. Ljubljana è una bella città ma non sono i miei Balcani... l'ho capito in 48 ore di Bosnia. L'aria che respiri sa d'Europa... io sono una da fumo di sigaretta impregnato nei vestiti e cevapcici unti con l'olio che cola.
5. Nonostante tutto però sono contenta di fare questa esperienza. E l'Italia mi sembra un pò lontana, tanto che se a volte mi sembra un bene sono dispiaciuta di non essere riuscita a festeggiare così bene la vittoria al referendum. Ma recupererò! Intanto buon giugno a tutti!

sabato 14 maggio 2011

Lavorare stanca!

Dopo due settimane di lavoro, posso ben affermare che lavorare stanca! Per chi mi conosce, sa bene che tenermi chiusa in casa la sera è impresa ardua e difficile, eppure qua riscopro i piaceri di vedermi film in streaming dormiente nel letto...
Andiamo con ordine. Primo giorno di lavoro all'Istituto di Cultura, una desolazione. Qua festeggiano il Primo Maggio anche il giorno successivo e quindi era festa, nessuno per la strada e in ufficio c'era solo la segretaria... dopo le presentazioni, mi sono messa a finire il lavoro iniziato dalla tirocinante successiva, in attesa nei giorni successivi dell'arrivo della mia tutor.
Il giorno dopo ho fatto la conoscenza di tutte le altre persone dell'Istituto, compresa la direttrice che è appunto colei che seguirà il mio lavoro nei 3 mesi sloveni. La prima settimana mi sarei voluta sparare, perchè il lavoro era abbastanza noioso, dovevo catalogare i dvd della biblitoteca dell'Istituto e stare 8 ore a scrivere codici mi stava venendo un pò a noia. Invece dall'inizio della scorsa settimana ho cominciato a lavorare seriamente, occupandomi di scrivere messaggi alle varie associzioni che fanno particolari richieste e collaborando in varie attività con la tutor. Inoltre, visto che l'Istituto si occupa di fare promozione culturale, ho già partecipato a vari eventi. Il primo era sulla Divina Commedia in sloveno... oserei dire che è stato molto molto noioso, invece il secondo era l'innaugurazione di una mostra dedicata a Luigi Nono, con catering serio successivo... mai in vita mia avrei pensato di farmi problemi a prendere qualcosa, mi vergognavo anche a bere un calice di vino... poi invece tutti erano molto distesi e i miei colleghi mi hanno invitato ad approfittarne del buffet. Invece l'altro evento di punta è stato l'incontro con gli storici Carlo Ginzurg e Roger Chartier, un bellissimo incontro (tra l'altro tutto in francese!) con due grandi personaggi.. e sono anche molto felice di aver stretto la mano a Ginzburg!! Poi dopo l'incontro l'Istituto per il commercio estero promuoveva una serata enogastronomica per la promozione dei prodotti friulani al Castello di Ljubljana... cena molto apprezzata da tutti!
Nel frattempo ho trovato casa, abito in centro e condivido l'appartamento con una ragazza americana che insegna qua inglese, un ragazzo sloveno che ha vissuto a New York e fa il musicista jazz e la mia amica, che fa anche lei lo stage all'Ambasciata.
Dopo i primi due week end sloveni, oggi ho cominciato a girare. Sono stata a Zagabria solo in una giornata, per mancanza di soldi principalmente. Risalire su quel treno mi ha portato in un mare di ricordi, perchè è da quel treno che sono arrivata in Bosnia, nel 2006 e poi perchè viaggiando così hai la percezione di come e quanto si sentono veramente in Europa. All'andata tutto più o meno tranquillo, con qualche inconveniente alla frontiera; il treno era vuoto praticamente. Al ritorno invece c'erano molti più passeggeri, i controlli erano già intensificati, insomma si vedeva che siamo al confine colabrodo d'Europa. Appena saliti subito sono passati per il controllo documenti. Io ho tirato fuori la mia carta d'identità, passa il doganiere e sia io, sia la mia amica gli mostriamo il documento. Il problema però è che entrambe siamo nate lo stesso giorno ma si anni diversi e questo al doganiere proprio non tornava.. dopo aver analizzato ben bene il suo passaporto ha guardato per cinque minuti la mia carta d'identità e mi ha chiesto di dirgli la mia data di nascita in italiano... non sapevo se ridere o piangere, dopo che gli ho detto tutto lui, ancora poco convinto mi ha ridato il documento... i ragazzi vicini a noi erano piegati dalle risate e io anche! direi proprio che è il caso di dire w i Balcani!!

domenica 1 maggio 2011

Ljubljana giorno 1

Arrivata sana e salva a Ljubljana dopo 8 ore di autobus.
Ho trovato un comodissimo bus che parte da Firenze ed è diretto a Sofia, in Bulgaria, con scalo a Ljubjana. Praticamente ho fatto il viaggio con le badanti toscane che se ne sono tornate a casa per qualche giorno.
Se non fossi partita dalla stazione di Firenze Santa Maria Novella, avrei potuto essere in una città qualsiasi dei Balcani; gli autisti che parlavano solo bulgaro e serbo-croato mi hanno riportato alla mente i viaggi Spalato - Sarajevo. Sono state ore interessanti e tra una chiacchiera e l'altra con queste donne che hanno abbandonato il loro Paese per venire a lavorare nel nostro, mi sono sentita un pò un essere strano, come diceva Rumiz in qualche suo libro, ho cercato di rifare il viaggio a ritroso di quelli che per anni hanno cercato di varcare in qualche modo il confine più colabrodo d'Europa.
E poi la Slovenia, una strada che da Trieste mi è familiare, eppure per certi versi è stato come se la facessi per la prima volta. E Ljubjana che mi ha accolta con il caldo e oggi con il sole...
Oggi è il Primo Maggio, anche se per ora non mi sembra molto... devo ancora trovare casa e domattina comincerò il lavoro.
Oggi c'è il sole e già la passeggiata sul lungofiume di questa mattina mi ha messo di buon umore.. speriamo di continuare così!
Intanto vi auguro un buon Primo Maggio a tutti (soprattutto agli amici che hanno sfidato la beatificazione del Papa e sono andati a Roma al concertone!)

venerdì 8 aprile 2011

L'Italia è una Repubblica fondata sullo stage.

Parto.
Ebbene sì tra due settimane vado via per 3 mesi, destinazione Lubiana per un tirocinio all'Istituto Italiano di Cultura tramite il Ministero degli Affari Esteri.
Avevo fatto domanda per caso, più che per concreta voglia di partire. Una settimana fa la notizia che mi avevano preso e immediatamente nella mia testa c'è stata confusione.
La Slovenia non è la fine del mondo, nè dall'altra parte del pianeta.
Non so neanche se ne sarò all'altezza di stare 3 mesi nel mondo delle Ambasciate.
Fatto è che parto davvero; ho messo da parte gli esami che riprenderò a settembre, ho messo da parte l'estate torinese (che peraltro sembra già arrivata), ho posticipato la laurea di qualche mese e tutte le idee che avevo messo in cantiere qua.
Ho paura? sì. Non temo le mansioni che dovrò fare, nè la lingua, nè la città. Ho paura perchè è la prima volta, escluso il servizio civile, per cui spendo le mie energie, per un lavoro che è, anche se solo per 3 mesi, un lavoro vero e proprio. E poi L'istituto Italiano di Cultura che dipende dall'Ambasciata.. insomma mica noccioline!
Però sono carica per passare tutta la mia estate nei Balcani, prima Slovenia e poi Bosnia.
Sarà un 'esperienza.. e se non mi aprirà altre porte almeno l'ho fatta.

mercoledì 9 marzo 2011

Meno Nove

Mancano esattamente nove giorni al 17 marzo 2011, giorno dell'Unità d'Italia e Torino si è riscoperta improvvisamente italiana. Il tabellone con il conto alla rovescia campeggia già da un anno in Piazza Carignano, dove ha sede il famoso teatro e dove si trova il primo Parlamento d'Italia.
L'aria della festa in realtà è già da un pò che si percepisce, palazzi ripuliti, Piazza Castello con Palazzo Madama rinnovato... però mai avrei pensato che improvvisamente tutti fossero impazziti per il tricolore. La bandiera è ovunque, negozi del centro, delle vie laterali, le strisce adesive con scritto "Esperienza Italia" campeggiano un pò dappertutto e quelle attaccate sulle vetrine dei kebabbari sono sicuramente quelle più divertenti. Gli spazzini comunali stanno ininterrottamente spazzando da giorni tutte le strade, togliendo le ragnatele dai portici ( vi assicuro che ce ne sono molti e molto alti), addirittura oggi ho trovato lo spazzino davanti la mia facoltà che proprio sulla via centrale non si trova.
Tutto questo risveglio nazionale (percepito solitamente quando gioca la Nazionale di calcio)mi ha portato un pò a riflettere sul fatto che ci facciamo belli solo di facciata perchè poi sotto sotto di certi argomenti tendiamo a fregarcene.
Torino credo che sia un buon laboratorio per l'Italia, città di forte immigrazione prima interna negli anni '60 e oggi dai Paesi dell'Africa, del Medio Oriente e dell' Europa dell'est avrebbe molto da insegnare in tema di incontro tra culture e integrazione del "diverso". Se ci pensiamo bene che cos'è l'Unità d'Italia se non un mettere insieme persone con lingue, culture e abitudini diverse?
Torino mi piace per questo, è al nord ma non è così secessionista come altre città del lombardo - veneto e come dice un mio amico è più balcanica dei Balcani stessi. Giorni fa a Torino ha nevicato, in tram andando verso la Gran Madre mi è sembrato di essere un pò a Sarajevo, le case sulle colline bianche, le montagne dietro...
Anche per me Torino è balcanica allo stesso modo in cui Sarajevo era occidentale vent'anni fa.. mi piace pensare di sentire profumi e lingue diverse ogni volta che vado al mercato, provare a entrare in relazione con una persona che i media chiamerebbero "diversa" ma che magari vede le tue stesse cose con prospettive spostate rispetto alle tue.
Mi piacerebbe pensare che il cartello con scritto "Esperienza Italia" fuori dal kebabbaro non sia solo un misero slogan per la faccia bella di Torino, quando il 17 si mostrerà al mondo come la prima Capitale d'Italia. Mi piacerebbe pensare che questa città possa davvero far scuola, perchè è qui che esiste il vero laboratorio di incontro e anche scontro (se è motivato e non è solo un misero pretesto razzista anche lo scontro arricchisce le persone), dove i bambini di famiglie immigrate abbiano le stesse possibilità di bambini italiani, dove non devi dimostrare chi sei dal colore della pelle ma dall'intelligenza del tuo cervello.
Solo se crediamo di poter effettivamente costruire un'Italia multiculturale e d'integrazione possiamo parlare di Esperienza Italia altrimenti rimarremo sempre e solo con chi una volta ogni 150 anni rendono apparentemente bella la facciata di qualche città.